Baita Cernello - Storia
Nel lontano 1887, a cura della sezione di Bergamo del CAI, venne pubblicata la guida-itinerario alle Prealpi Bergamasche, con la presentazione dell'abate Antonio Stoppani, autore della nota divulgazione scientifica “Il Bel Paese”, il quale, riferendosi ai laghetti alpini presenti nelle nostre Prealpi, li definì “liquide gemme”. Di queste, fa parte a pieno titolo, il lago Cernello, il cui toponimo non è stato, a tutt'oggi, accertato.
Nella seconda metà degli anni Venti, unitamente ai laghi Aviasco, Nero, Campelli Alto, Campelli Basso e Zuccotto, il lago Cernello fu sbarrato, a quota 1956 metri, da una diga, al fine di raccogliere le acque provenienti dal versante sud-est del monte Madonnino e farle, successivamente, confluire alla centrale idroelettrica di Aviasco, vicino all'abitato di Valgoglio. Negli anni Cinquanta, dovendo eseguire lavori di manutenzione della diga Cernello, furono predisposte le occorrenti infrastrutture di cantiere che, al termine dei lavori, furono rimosse, lasciando disponibili i fabbricati. Fra essi, la sottosezione di Alzano, non si fece sfuggire quella che sarebbe presto diventata la Baita Cernello e che, per anni, fu liberamente utilizzata dai pastori come ricovero durante la transumanza delle loro mandrie.
Nel 1976, la stessa sottosezione si fece promotrice di iniziative nei confronti dell'Enel, per ottenere in uso il fabbricato, di cui l'ente era proprietario, e destinarlo alla funzione di capanna sociale CAI. Dopo averne ottenuto la concessione, iniziarono i lavori di riattamento, per dotare la baita delle attrezzature necessarie al suo funzionamento e, dopo due anni, il sogno divenne realtà. Alla cerimonia d'inaugurazione, avvenuta il 24 settembre 1978, assistettero oltre cinquecento persone che, con la loro presenza, resero omaggio ai sacrifici compiuti dai tantissimi soci che, prestando gratuitamente la propria opera, contribuirono al completamento della struttura. Nel 1979, venne approvato il regolamento della Baita Cernello, nel quale si stabilì anche la sua autogestione. Questa peculiarità, tuttora in vigore, va ascritta al merito di tutti i soci che, nel corso degli anni, si sono volontariamente prestati alla sua conduzione.
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